Emicrania, sintomi, cause e rimedi: Prova con l’osteopatia

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Emicrania: definizione

L’Emicrania è una patologia neurologica cronica caratterizzata da cefalee ricorrenti, moderate o gravi, spesso associate a una serie di sintomi di tipo neurovegetativo e l’ipersensibilità agli stimoli neurosensoriali. Si tratta di un disturbo comune che può colpire fino a una donna su cinque e un uomo su 15. In genere il mal di testa è monolaterale e di natura pulsante, con una durata che può variare da 2 a 72 ore.
Emicrania sintomi: associati al mal di testa possono comparire nausea, vomito, fotofobia (aumento della sensibilità alla luce), fonofobia (aumento della sensibilità al suono) e il dolore generalmente si aggrava a seguito dell’attività fisica.

FANS (Antinfiammatori) e Analgesici: l’approccio farmacologico nella cura dell’emicrania

Sebbene non specifici, gli antinfiammatori non steroidei (FANS) si inseriscono a buon diritto nell’armamentario terapeutico dell’attacco emicranico, somministrati spesso in associazione con antiemetici. Inoltre essi trovano applicazione in quei pazienti in cui l’uso di farmaci specifici (triptani e derivati dell’ergot) è controindicato dalla presenza di patologie cardiovascolari. Le loro proprietà antidolorifiche garantiscono l’assenza di effetti collaterali che caratterizzano gli oppioidi e gli steroidi. Il paracetamolo rappresenta il farmaco di scelta in corso di gravidanza e comunque è controindicato in presenza di grave epatopatia e nefropatia. Le controindicazioni agli antinfiammatori sono note e riguardano principalmente il rischio di sanguinamento gastrico.

Questa terapia ha lo scopo di bloccare la crisi di emicrania, una volta che questa è iniziata, nel più breve tempo possibile. Rappresenta l’approccio migliore quando la frequenza degli episodi non sia elevata e, comunque, quando gli attacchi siano prontamente risolti dalla terapia sintomatica e la compliance del paziente nei confronti di terapie di profilassi non sia soddisfacente. Il rischio di eccessivo uso di farmaci in pazienti con elevata frequenza di crisi impone di disegnare la profilassi migliore nei pazienti meno disponibili a tali trattamenti, in modo da renderla il più possibile accettabile e sopportabile.

Emicrania e l’approccio dell’osteopatia

La comprensione ed il trattamento delle algie cranio-facciali presuppongono la conoscenza dell’innervazione dolorifica del cranio, alla base della sintomatologia. Sono chiamati in causa il sistema trigeminale e le prime radici del plesso cervicale, deputati all’innervazione dolorifica extra-cranica ed intra-cranica (sovra-tentoriale per il trigemino, rami meningei della branca oftalmica; sotto-tentoriale per i rami meningei dei nervi cervicali sensitivi). I generatori di dolore cranico pertanto sono tutti i tessuti dotati di nocicettori (compresi dura madre e pareti dei grossi vasi in prossimità della base cranica), i nervi cranici e le stazioni della via del dolore a livello centrale (sostanza reticolare, talamo, corteccia parietale), in quanto un’alterata modulazione provoca un’alterata percezione.

Premesso ciò, non si possono non richiamare i principi enunciati dal fondatore dell’osteopatia Andrew Taylor Still, in particolare la legge di causa-effetto che regola la condizione di salute-malattia. “L’Osteopata va alla ricerca delle cause che portano all’aumento della stimolazione di nocicezione cranica”. Tali cause potranno essere identificate in numerosi ambiti quali, ad esempio, una deviazione dalla norma dell’afflusso arterioso e/o del deflusso venoso cranico; una condizione mentale anormale, intesa in senso lato e funzionale, con ripercussioni su altri meccanismi; una disfunzione cranica a carico dell’orbita o delle alte vie aeree; anomalie di organi o strutture extra-craniche come colonna cervicale, osso sacro, mediastino; anomalie degli organi addominali.

Sono esempi che sottolineano ancora una volta come ogni paziente sia unico e, come tale, deve essere valutato e trattato. Le più recenti acquisizioni in ambito specialistico (- Bendtsen, Jensen 2010) raccomandano un approccio alla cefalea di tipo empirico, il più possibile integrato (nutrizione, psicoterapia, biofeedback, relaxation training…) e personalizzato, trattandosi di una patologia multifattoriale; il trattamento manipolativo osteopatico risponde per definizione ai criteri di olismo ed approccio individuale.

Conclusione

L’emicrania, che affligge un gran numero di persone con incidenza maggiore nel sesso femminile, è una patologia complessa multifattoriale e quindi caratterizzata da problematiche che spesso nemmeno la medicina primaria riesce ad inquadrare.

L’esclusivo trattamento farmacologico, anche quando coerente secondo i canoni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è inefficace nella risoluzione completa del problema ed è ricco di potenziali effetti collaterali. Non si conoscono esattamente i meccanismi fisiopatologici ed i pazienti perdono la speranza e la fiducia nella medicina tradizionale.

Grazie agli importanti spunti raccolti al congresso nazionale sulle “terapie non farmacologiche e integrate per la cura delle cefalee” svoltosi a Firenze il 9 aprile 2016 dalla SIPNEI, è stato possibile condurre un’analisi più completa . In tale contesto rientra sicuramente l’osteopatia che ha dimostrato avere una buona efficacia con pochissime se non nulle controindicazioni. Sono stati analizzati quattro articoli in merito all’OMT (Osteopathic Manipulative Treatment) , tre di questi hanno potere analitico in quanto RCT, il quarto è uno studio pilota, per un successivo lavoro sperimentale altrettanto importante. I risultati dei quattro articoli sono stati pressoché tutti concordi, con leggere differenze dovute probabilmente agli outcome valutati e i metodi di sperimentazione utilizzati. In tutti si è riscontrato un miglioramento dei giorni senza cefalea e una minor frequenza dell’insorgenza degli attacchi statisticamente significativo. Negli studi analizzati, i pazienti hanno potuto anche ridurre i farmaci in seguito al trattamento osteopatico fino ad ottenere notevoli miglioramenti per quanto riguarda le disabilità nella vita quotidiana e al lavoro, conseguendo anche un miglioramento del benessere psico-fisico.

In termini di osteopatia, se è vero che gli studi analizzati sono confortanti sull’efficacia della stessa, è anche vero che sono ancora troppo pochi per poter aver una cospicua rilevanza nel mondo scientifico. La ricerca nel mondo osteopatico è ancora poco sviluppata a differenza di altre discipline, inoltre ci sono parecchie complicazioni di ordine burocratico e gestionale dei trial, tuttavia gli studi ci danno la controprova che con una buona equipe è possibile ricavare dati sensibili.

Sarebbe molto interessante paragonare l’efficacia del trattamento osteopatico rispetto a quella di un trattamento farmacologico con triptani. Infatti come detto prima, i triptani spesso hanno effetti avversi, mentre l’osteopatia, seppur operatore-dipendente, ha un livello di rischio praticamente nullo proprio perché lavora per ridare resilienza al paziente.