Osteopatia

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“Il corpo è un tutto”, un’unità dove le diverse parti, collegate internamente fra di loro da tessuto connettivo, lavorano sinergicamente per dare beneficio a tutto l’organismo. “Il corpo ha la capacità di difendersi e di autoguarirsi”. Secondo i princìpi di autodifesa e autoguarigione, l’organismo detiene e conserva al suo interno il potere di mantenere o recuperare lo stato di salute (omeostasi), ovvero è in grado di fabbricare dei rimedi propri contro le malattie. In Osteopatia, la malattia non è, che il risultato del disequilibrio anatomico seguito da disequilibri fisiologici. Da un punto di vista pratico, questo porta alla definizione del concetto di disfunzione osteopatica, che ancora una volta trova la sua ragion d’essere nel concetto filosofico che vita è movimento. Ovvero: ogni restrizione di mobilità nella fisiologia (perdita di movimento), di qualunque tessuto del corpo, porta alla perturbazione dell’autoregolazione e, in seguito ad una degradazione della funzione e della struttura stessa. L’osteopatia è la “lettura” del corpo attraverso le mani, che vogliono, con la normalizzazione, riequilibrare il paziente.
L’osteopatia rappresenta il primo metodo codificato di manipolazione, ma è molto di più che questo: appare come una scuola di pensiero medico basata su una filosofia terapeutica totalmente in contrasto con il pensiero scientifico dell’epoca nella quale l’osteopatia stessa ha preso origine. Nel 1864 Andrew Taylor Still (1828-1917), medico nel Middle West, persuaso dall’inefficacia della medicina del suo tempo, introdusse un tipo di riflessione sui fondamenti di questa che lo condusse, dopo dieci anni di ricerche e sperimentazioni, a coniare il termine di osteopatia ed a gettare le basi della nuova “filosofia medica”. Se molte tra le sue tecniche derivano dai guaritori indiani e da un celebre “bonesetter” d’origine inglese, Robert Joy, la gran parte di quelle che utilizzò furono da lui ideate e furono fonte di numerosi successi apportandogli grande notorietà. Nel 1892 fondò a Kirksville, nel Missouri, la prima scuola di “Medicina e Chirurgia Osteopatica” (The American School of Osteopathy) che rilascia un diploma di Dottore di Osteopatia (D.O.) Nel 1899, egli riassunse il suo pensiero medico nella sua “Filosofia dell’osteopatia”. Still morì nel 1917, all’età di 90 anni, dopo aver pubblicato “Autobiography” nel 1908 e “Osteopathy Research and Practice” nel 1910.
La filosofia osteopatica si basa su tre princìpi di base: l’autoguarigione, la relazione struttura-funzione, la nozione di unità dinamica del corpo umano.

Il principio di autoguarigione: Still, afferma che il corpo contiene in se stesso tutti i mezzi necessari ad eliminare e prevenire le malattie. E ciò a condizione che i sistemi di autoregolazione siano liberi di funzionare correttamente, vale a dire che non si abbia alcun ostacolo sulle vie della nutrizione tissulare e della eliminazione dei rifiuti.
La relazione struttura-funzione: gli ostacoli, per Still, sono da ricercare nelle strutture corporee, vale a dire nel sistema mio-fascio-schelettrico. Le articolazioni, in particolare quelle intervertebrali, possono, in seguito a traumatismi diretti o indiretti, subire delle modificazioni funzionali all’origine delle turbe patologiche. Riprendendo nella propria interpretazione la teoria dell’irritazione vertebrale dell’inglese Thomas Brown (1828), Still perfezionò la nozione di “lesione osteopatica”, compromissione strutturale a ripercussione delle funzioni corporee attraverso la via indiretta dei disturbi della vascolarizzazione e dell’innervazione che la suddetta “lesione” comporta. Still ebbe a dire: “la regola dell’arteria è assoluta”. Secondo Still, distinguere tra struttura e funzione è del tutto illusorio poiché la struttura controlla la funzione e la funzione condiziona la struttura.
L’unità del corpo umano: a partire dalla negletta concezione ippocratica, Still situa l’unità del corpo umano a livello del sistema mio-fascio-schelettrico. Tale struttura riunisce le varie parti del corpo ed è suscettibile di conservare tracce del traumatismo che subisce, anche se di entità minima. Attraverso il suddetto sistema si attua anche la concatenazione dei disturbi con possibili effetti a distanza.
Disfunzione osteopatica
Solamente un’osteopata può riconoscere una disfunzione osteopatica, poiché a volte questi tipi di lesioni sfuggono anche ad esami tipo le radiografie. Questo perché una disfunzione osteopatica, non deve per forza essere uno strappo muscolare o un osso che si è rotto. La disfunzione osteopatica va ad influire il movimento, prima di fare male o di danneggiare gli organi, prima di moltiplicarsi in numero o in dimensione. Si manifesta come uno squilibrio quasi impercettibile che spesso non viene evidenziata dalla maggior parte dei terapeuti. La disfunzione osteopatica viene scovata solamente se si è in grado di leggere a livello delle articolazioni la presenza di blocchi o squilibri. I blocchi e gli squilibri articolari sono causati da traumi o da aggressioni esterne o da alterazioni di funzioni interne e sono il punto di partenza di numerosi fastidi che piano piano si evidenzieranno nel corpo umano. Il corpo tenterà di reagire a questi blocchi tramite il primo principio dell’osteopatia ( autoguarigione ) ma se l’aggressione sarà più forte delle difese del corpo allora si verrà ad instaurare una vera e propria disfunzione osteopatica.
La diagnostica osteopatica comporta tre tempi principali:

L’ANAMNESI che deve fornire tutte le informazioni necessarie in merito alla patologia prossima (attinente al motivo del consulto), e remota. Comprende anche l’esaminazione ed interpretazione di eventuali esami strumentali presentati (radiografie, TAC, RM ecc.).
L’OSSERVAZIONE della statica e della dinamica.
La PALPAZIONE; l’esame palpatorio permette di scoprire le turbe di mobilità. La palpazione delle parti molli, per apprezzare modificazioni di consistenza del tessuto: sensazione di leggero edema superficiale e di tensione dei tessuti sottocutanei, zona sensibile alla pressione in rapporto ai tessuti circostanti. Inoltre, lo studio della posizione ossea ricerca la “malposizione” vertebrale.
Applicando le tecniche più idonee, sulla base diagnostica suddetta, il terapeuta sarà condotto a scegliere delle manovre che si dirigono verso il senso migliore per guarire il paziente.
L’osteopatia non è invasiva, non si avvale dell’ausilio farmacologico e chemioterapico, gli unici strumenti utilizzati dall’osteopata sono le mani, con le quali normalizza la disfunzione somatica.
Campi di applicazione dell’Osteopatia
MAL DI TESTA: ad esclusione di dolori con etiopatogenesi ben classificata come meningiti, encefaliti, tumori, emorragie subaracnoidee ecc. L’osteopatia interviene a volte allentando i sintomi, a volte migliorandoli sensibilmente o eliminandoli su: emicrania, cefalea miotensiva (di origine cervicale), nevralgia di Arnold, cefalea di origine psicologica o nervosa, algia vascolare della faccia, nevralgia facciale, cefalea post-traumatica, cefalee di origine digestiva, allergica, visiva, mestruale, post-operatoria ecc.

NASO GOLA ORECCHIO: riniti, sinusiti, narice tappata, emorragia nasale. Mal di gola, rinofaringite, laringite, tonsillite, raucedine, mancanza di voce, perdita del gusto e dell’odorato, otiti, acufeni (ronzii alle orecchie) orechie tappate, ipoacusie (abbassamento dell’udito).

PROBLEMI VISIVI: vari casi di miopia, ipermetropia, astigmatismo, strabismo infantile, presbiopia, diplopia, nistagmo, infiammazioni, mal di testa nel leggere, stanchezza visiva, occhi lacrimosi, disturbi della messa a fuoco.

SINDROME DELL’ARTICOLAZIONE TEMPORO-MANDIBOLARE: dolori e disturbi all’articolazione della mascella, ma anche mal di testa, nuca e schiena, problemi di orecchio e gola, stanchezza, insonnia dovuta al “fomentatore di disturbi” il temporale.. Necessita della collaborazione tra dentista e osteopata.

MALATTIE INFETTIVE, VIRALI, ALLERGICHE: di lieve aiuto per le prime migliorando l’attività immunitaria, più incisiva sulle malattie croniche e ricorrenti soprattutto nei disturbi delle vie respiratorie.

MALATTIE VISCERALI E GHIANDOLARI: Interessano principalmente le malattie dovute a una disfunzione degli organi e non a loro malformazioni.

PROBLEMI POLMONARI: tracheite, dispnee, asma. Problemi cardiocircolatori: palpitazioni, aritmia, bradicardia, tachicardia, ipertensione, emorroidi.

PROBLEMI DIGESTIVI: sindrome del vago, nausee, disturbi epatici e della colecisti costipazione, dolori e crampi allo stomaco, dispepsia, ernia iatale.

PROBLEMI RENALI E URINARI: funzionalità renale, enuresi, poliuria, stranguria.

PROBLEMI GENITALI, GINECOLOGICI E SESSUALI: amenorrea, dismenorrea, congestione della piccola pelvi, dolori durante il coito, problemi di prostata.

ARTROPATIE: artrite, artrosi, mal di schiena, nevralgia. Nella grande maggioranza dei casi, i dolori alla schiena non sono prodotti dall’artrosi che è indolore nella colonna vertebrale, ma dalle lesioni osteopatiche. I dolori alle articolazioni periferiche possono essere provocati dall’artrosi, ma anche da una lesione osteopatica o vertebrale o periferica. Le sciatalgie, cruralgie, nevralgie cervicobrachiali, periartriti, e certe tendiniti sono conseguenza di lesioni osteopatiche. Le lesioni osteopatiche favoriscono il processo reumatico e, inversamente, i reumatismi predispongono alle lesioni osteopatiche. I casi particolari di lombalgia, lombaggine, ernia discale, sciatalgia, cruralgia, sono lesioni osteopatiche vertebrali con alterazione del disco, i trattamenti osteopatici sono particolarmente indicati.

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